Presumibilmente due fratelli, nacquero in Arabia nel III secolo. Dopo aver studiato medicina in Siria, si stabilirono in Egea e Cilicia (attuale Turchia) e li esercitarono l’arte medica, approfittando di ogni visita per parlare di Cristo agli infermi ed alle loro famiglie. Per questo furono denunciati, arrestati e condannati alla lapidazione. Ma le pietre loro lanciate, rimbalzavano contro i carnefici; furono allora messi al muro per essere saettati, ma le frecce non li sfioravano neppure, anzi tornavano indietro verso chi le aveva scoccate. Fu necessario ricorrere alla decapitazione con la spada.
L’affresco è sulla parete orientale presso l’abside minore. San Cosma, mezza figura posta di fronte, porta una tunica bianca, decorata sulla spalla con un reticolo nero su fondo giallo e da un motivo di girali fogliacee gialle al bordo della mano. Sopra la tunica indossa un manto di foggia speciale, identificato con la penula ebraica che copre tutta la spalla destra, lasciando libera la sinistra. In santo alza la mano destra a dita unite contro il petto e tiene, nella sinistra, un rotolo. L’ovale del volto è allungato, grandi gli occhi, la bocca sormontata da lievi baffetti, la barba rossastra. I capelli rossicci, spariti alla sommità del capo e rialzati sopra le orecchie.
La figura di San Damiano è analoga alla precedente per aspetto e foggia dell’abbigliamento. Il manto lascia libere le spalle. Sulla veste grigia spiccano decorazioni a cerchi marroni. Il santo tiene la destra piatta, aperta a palma indentro sul petto e stringe entro la palma sinistra un libro decorato da un incrocio di diagonali e da motivi fogliacei gialli. Il volto è simile a quello di San Cosma, eccetto una notevole, evidente disarmonia e irregolarità degli occhi.